Amaseno laboratorio politico d'Italia, riflessione semi seria sulle prossime elezioni comunali

Singolare questa campagna elettorale che porterà all'elezione del Sindaco di Amaseno il prossimo 26 e 27 Maggio prossimi. Somiglia tutto a una grande sit comedy, con candidature annunciate e poi smentite, accordi, divisioni, rotture, riappacificazioni, i nemici con gli amici e gli amici con i nemici.
A quattro giorni dalla chiusura delle liste, ancora non è chiaro il panorama dei contendenti, e quello che sembra pacifico la sera, diventa il suo contrario il mattino dopo. Il paese è in fibrillazione e le elezioni tengono banco nei discorsi e nelle discussioni. Pullulano le indiscrezioni, i "si dice", e le informazioni sicure del compare o dell'amico, il tutto condito da un alone di mistero, quasi che si facesse peccato a parlarne. Del resto quello che interessa sembrano non essere i programmi, ma il gossip, tirare fuori gli scheletri nell'armadio, veri o presunti, di candidati o aspiranti tali. Scandali "rosa", arricchimenti personali e ogni tipo di vantaggio per chi possiede le chiavi delle stanze del potere, e per coloro i quali aspirano ad entrarvi. Eppure le prospettive per i futuri amministratori sono tutt'altro che rosee: l'unica cosa certa di questa campagna elettorale è che chi andrà al potere troverà risorse ridotte all'osso e la necessità di fare i salti mortali per riuscire a far quadrare i conti, e nonostante tutto la competizione è spietata e senza esclusione di colpi. I cittadini più interessati lamentano l'assenza di un dibattito serio e costruttivo tra gli elettori. Anche sul nostro blog, i commenti alle notizie sui candidati si limitano alla "cojonella", come si dice a Roma, utile, tuttalpiù, per farsi due risate, ma che nulla aggiunge a un dibattito serio e costruttivo, che porti a parlare dei problemi e cercare le soluzioni.
Insomma, siamo alle solite. Il tipico cinismo amasenese, quello replicato a livello nazionale, del "Franza o Spagna purché se magna", il disincanto descritto da Tomasi di Lampedusa, ormai vecchio di quasi due secoli, del "cambiare tutto perché nulla cambi", il guardare sempre e solo al proprio orticello perché l'"altro", se fa una cosa, buona o cattiva che sia, lo fa solo perché "avrà sicuramente un tornaconto".
Come detto, la situazione qui somiglia, in piccolo, a quello che succede a livello nazionale dove però c'è un Presidente della Repubblica che, per quanto non rappresenti il "nuovo", resta una figura di profilo, un vecchio maestro di scuola capace di bacchettare i deputati, alunni indisciplinati che, colti con le mani nella marmellata, arrossiscono e abbassano lo sguardo.
Quel che accadrà, e chi si aggiudicherà la corsa alla poltrona di Primo Cittadino, non è dato sapere. Quel che speriamo, nonostante le premesse, sarebbe arrivare ad un governo cittadino che, sia rappresentato o no dal candidato che abbiamo votato, riesca ad unire la popolazione e indicare obiettivi comuni e condivisibili da tutti.

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