"Lo stiamo perdendo...e, forse, anche dimenticando". Questo il grido d’allarme lanciato da alcuni cittadini di Amaseno a proposito del piccolo, antichissimo, ponte di Sant’Aneglio. Il maltempo impietoso di questa stagione lo ha duramente provato ed ora si teme per la sua stabilità.
Si tratta, come prima detto, di un piccolo ponte, forse romano, molto bello che si trova ad una manciata di chilometri dal centro urbano ed ha alcune particolarità interessantissime: il suo dorso è fatto a spina di pesce, l’intero impianto è in pietra viva locale, i basamenti presentano gli incastri per le chiuse accessorie, probabilmente in legno o in lamiera. Si tratta di un reperto interessantissimo sia dal punto di vista storico che da quello architettonico. Lo scorso inverno, alcune persone che si recano spesso in quei pressi, hanno notato alcuni cedimenti: le piogge torrenziali hanno dato il loro inclemente contributo nel minare la struttura, soprattutto nei pilastrini laterali. I blocchi di roccia scalpellata che lo compongono potrebbero rimanere danneggiati, l’erosione dell’acqua sta facendo il suo corso e se nessuno interverrà con un programma di recupero e consolidamento statico la struttura sarà irrimediabilmente lesa. Peraltro è coperta di rovi e, per giunta, non è nemmeno visitabile perché non inserita in nessun percorso strutturato o itinerario artistico.
Ora il comune di Amaseno sembra voler mettere la parola "fine" a questa situazione.
E' di pochi giorni fa una delibera, la n° 22 del 27/03/2014, che prevede il recupero dell'opera.
Il progetto, e la relativa domanda di finanziamento per un totale di 68.000 Euro, sono stati quindi inviati alla Regione Lazio per l'approvazione. Nel preventivo di spesa, oltre alle opere murarie, sono citati alcuni progetti didattici: acquisto pannelli, promozione, realizzazione plastico, organizzazione di convegni e visite guidate.
Molte le ipotesi fatte sul ponte di Sant'Aneglio, sulle sue caratteristiche e sulla sua posizione: forse faceva parte di un impianto architettonico fluviale che si snodava per molti chilometri e fungeva anche da acquedotto, affascinate l’ipotesi di una grande condotta che collegava Amaseno con Terracina ai tempi dell’antica Roma, per chi volesse saperne di più c’è un libro in cui l’autrice ricostruisce tutto il tracciato dell’acquedotto, al secolo la dottoressa Arabella D’Onofrio, archeologa. Affascinante anche l’altra ipotesi che Sant’Aneglio risalga all’alto Medio Evo, usato perciò dai monaci cistercensi per andare da Amaseno a Fossanova. Insomma, parliamo di un testimone prezioso ed interessante, indispensabile per ricostruire la storia di questi luoghi.
Per capire la valenza di un reperto bisogna studiarlo nelle sedi opportune valutando tutto il territorio circostante, per analizzarlo e capire a pieno le sue funzioni e la sua storia bisogna inserirlo nel suo contesto d’origine, magari valorizzare l’intera area facendone un parco archeologico sul fiume, con tabelle che facciano riferimento all’XI canto dell’Eneide di Virgilio in cui l’Amaseno viene nominato. Insomma, come suggeriscono i cittadini, un’area culturale che sia anche composta da verde attrezzato. Il nostro patrimonio artistico va, anzi andrebbe, conservato e tutelato, si tratta della nostra identità delle nostre origini; basti pensare che il destino di tantissimi monumenti in Italia è segnato dall’incuria e dalle inadempienze amministrative. Gli esperti lo hanno datato tra il 214 ed il 394 a. C., qualche anno fa c’erano dei cartelli che ne indicavano la presenza ai passanti, ora, purtroppo questi segnali non ci sono più, sono caduti perché alcune automobili in transito sulla provinciale li hanno urtati.
Visitarlo è molto scomodo, vi si accede tramite una strada sterrata avvolta in una cortina di rovi e non è mai stata inserito in un percorso museale, ecco perché è stato sempre ignorato dalle comitive di turisti in visita ad Amaseno che si sono dovuti accontentare di vederlo in fotografia.
Lara CellettiEtichette: Delibera n°22/2014, Ponte di Sant'Aneglio