Sant'Angelo fuori le mura, resta poco tempo per tentare di salvare una delle chiese più antiche di Amaseno

Tra qualche anno se ne perderà del tutto la memoria ed Amaseno dirà addio per sempre alla chiesa di Sant'Angelo fuori le mura. Pietra per pietra sta cadendo giù quello che era uno dei siti sacri più
importanti ed interessanti di Amaseno, le rigogliose piante verdi che l’hanno assediata creano un fortissimo contrasto con la pietra bianca, scalpellata, che ne costituisce i pochi resti ancora in piedi, si possono ancora vedere qualche fregio, il perimetro, le cripte. L’anno che iniziai a scrivere sul giornale (mi si consenta per una volta l’uso della prima persona), era il 1989 ed esordii con l’articolo: "C’è da salvare: L’angelo dimenticato", ed io non lo dimentico, infatti a distanza di tanti anni sento ancora l’esigenza di dire che potrebbe essere salvato il salvabile.
Leggendo questo articolo molti storceranno il naso e penseranno che servono troppi soldi e che si tratta di una missione impossibile, con tutti i problemi che ci sono; tirare fuori questa storia significa mettere nero su bianco un delirio nostalgico fatto dai soliti pazzi visionari. Invece non è così: per restituirla ai cittadini, ai fedeli ed alla giusta memoria servirebbe soltanto un’azione di azionariato sociale (una semplice colletta). Si tratta di una delle chiese più importati che esistono sul territorio di Amaseno e la sua tormentata storia si sta concludendo in un cumulo di rovine su un fazzoletto di terra privato.
Passando in quei pressi, dalla rete posta a cinta del terreno incolto, si possono ammirare delle porzioni di mura ancora erette, nonostante tutto, coperte di piante e lasciate in balìa del tempo e dell’incuria. "Nella sacrestia vi si conserva un altare primitivo di modello gotico, fatto di pietra calcarea levigata, con gli spigoli guarniti di colonnine, come quelli esistenti nella collegiata e nella chiesa di S. Angelo fuori le mura ad Amaseno", scrive padre Enrico Giannetta nel volume "Le Chiese di Amaseno" a proposito della chiesa di San Pietro.

A Villa Santo Stefano esiste una chiesa, San Pietro, che l’amministrazione ha restaurato ed ora viene utilizzata come location di eventi, anche se ne manca una buona porzione, anche se non viene usata per scopi religiosi, ma grazie ad un accurato intervento di restauro ha conservato la sua identità ed è usata da tutti per spettacoli, convegni ed altri eventi
Il tempo per salvare Sant’Angelo ci sarebbe ancora, la costruzione non è completamente diruta, basterebbe un piccolo sforzo e tanta buona volontà, e soprattutto voglia di preservare ciò che fa parte della nostra storia. Sarebbe sufficiente mettere in pratica due passaggi, comprare terreno e chiesa dai privati che attualmente la possiedono e poi ristrutturarla. Tutti i cittadini, gli amministratori, le associazioni, i gruppi attivi ed i vari comitati dovrebbero lottare, battersi con collette ed azioni sociali coordinate per raccogliere i soldi necessari ad intraprendere e chiudere tutta l’operazione.
Si tratta di processi lunghi, ma se nessuno comincia, se nessuno ne parla, se nessuno se ne fa portavoce, allora S. Angelo in pochi anni scomparirà, il ponte di S. Aneglio sarà vittima dell’incuria e del tempo, la torre (stupendo avamposto che tutti possono ammirare andando a Capo d’Acqua) sarà ridotta ad un cumulo di pietre.
Brunello Cucinelli, imprenditore e decano delle riqualificazioni urbane di borghi storici scrive sul suo sito che bisogna assolutamente salvare il patrimonio pre esistente e farne la location delle future imprese, si tratta di un modello realizzato in Umbria e non in un lontano paese di un altro continente ma nella nostra vicinissima Umbria. Soltanto tre – quattro anni fa parlare di allestire un museo nel nostro paese equivaleva a bestemmiare e passare per pazzi.

Immagine (2) e (3) sono di amasenoonline.

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