Torre di Prossedi, un'altra preziosa testimonianza del passato della valle dell'Amaseno che rischia di scomparire

Dopo il Ponte di Sant'Aneglio e la chiesa di Sant'Angelo, di cui abbiamo parlato recentemente, oggi vorremmo occuparci della Torre di Prossedi, un altro manufatto di epoca medioevale che rischia
seriamente di scomparire. Situato nell'ampia vallata a nord del territorio di Amaseno, la Torre di Prossedi dà il nome a una importante contrada del comune pontino, ricca di abitazioni e aziende agricole, in particolare improntate all'allevamento della bufala, tipico dell'intera valle dell'Amaseno.

Posta all'incirca a metà strada tra la sorgente di Capodacqua e il fiume Amaseno, la Torre era probabilmente un avamposto militare, oltre che una torre di avvistamento, sita su una via che nel medioevo era molto utilizzata per gli spostamenti dal mare verso l'entroterra e per gli scambi commerciali delle popolazioni della zona, forse utilizzata anche come stazione di posta da quanti transitavano lungo l'importante via commerciale.
Adesso la Torre giace dimenticata e abbandonata tra rovi e sterpi, pericolante, con gli enormi massi di pietra che ancora la sostengono in bilico tra la precarietà attuale e la solidità dei secoli passati. Sembra che ci sia una sorta di rifiuto delle proprie radici e della propria storia nel nostro territorio: basterebbe un po' di buona volontà e la consapevolezza che il passato di ogni popolo è una base solida e imprescindibile per costruire un futuro migliore. Il Ponte di Sant'Aneglio, coperto dalla vegetazione e a rischio crollo, la sorgente di Capodacqua con il parco che anni fa era stato realizzato e che ora mostra solo brandelli delle strutture che vi erano state costruite, vittima di teppisti e dell'incuria, sono gli altri siti che, insieme alla Torre di Prossedi, potrebbero costituire un parco archeologico-naturalistico da fare invidia al mondo.
"Cultura come riscatto da una mentalità del pressappochismo e promozione di iniziative volte alla valorizzazione delle numerose potenzialità presenti sul territorio; cultura come educazione alla conservazione e custodia di valori tramandati dai nostri avi; cultura come esperienza di coinvolgimento dei più giovani in progetti che mirano a realizzare nuovi percorsi occupazionali", ha scritto solo pochi giorni fa don Italo Cardarilli a proposito dell'inaugurazione del Museo Civico Diocesano di Amaseno, il primo passo, forse, verso una nuova mentalità che metta la "cultura" tra le priorità, in grado di contribuire alla crescita economica e sociale del nostro territorio.

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